Psicofarmaci

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Gli psicofarmaci sono una classe molto eterogenea di farmaci psicoattivi (quindi degli psicotropi legali), approvati per il trattamento di un'ampia varietà di disturbi psichiatrici e neurologici, anche se specie negli ultimi decenni hanno trovato efficacia anche in patologie non prettamente psichiatriche. La maggior parte di essi possono essere prescritti anche dai medici di medicina generale, anche se alcune tipologie sottoposte a particolare sorveglianza e controllo sono competenza esclusiva dello specialista psichiatra e solo in alcuni casi del neurologo.

Prima del 1950 non esistevano psicofarmaci nell'accezione moderna del termine. Alcune sostanze di origine naturale, molte delle quali conosciute da secoli, erano utilizzate nel trattamento degli stati d'animo negativi: ad esempio gli estratti di alcune erbe (come l’erba di San Giovanni e il kratom in Indonesia) erano usati nella cura degli stati d'ansia e di depressione; anche bevande alcoliche, estratti di oppio e cannabis erano usati a questo scopo, oltre a quello ricreativo; la caffeina era usata come uno stimolante.

Intorno al 1850 fu isolata la cocaina dalle foglie di Coca che raggiunse in breve una certa popolarità per i suoi effetti contro la fatica e ristorativi (Sigmund Freud era solito usarla, a basse dosi, come un antidepressivo); negli stessi anni furono sintetizzati degli analoghi sintetici dell'oppio, come la morfina e l'eroina, che furono commercializzati da diverse case farmaceutiche per diversi scopi; cominciò inoltre la diffusione in Europa e in America della cannabis.

Verso la fine del 1800 divennero popolari le amfetamine e alcuni loro derivati per le loro proprietà energizzanti, stimolanti e antidepressive (alcuni furono disponibili come farmaco da banco fino agli anni settanta). Nei primi anni del '900 furono commercializzati i primi calmanti barbiturici, utilizzati come sedativi per calmare gli stati di agitazione psicotica e maniacale, gli stati d'ansia e per indurre il sonno. Anche la reserpina veniva talvolta utilizzata a tale scopo.

La storia della psicofarmacologia moderna incomincia negli anni cinquanta quando furono osservate le proprietà calmanti, ma non sedative, della clorpromazina (il capostipite degli antipsicotici) che al tempo veniva utilizzata come antistaminico e contro alcune complicanze operatorie. In breve tempo divennero evidenti le sue proprietà neurolettiche. Quasi contemporaneamente, in maniera casuale, si riconobbero le proprietà euforizzanti dell'iproniazide, utilizzata al tempo come antitubercolare, che divenne il capostipite degli antidepressivi MAO inibitori. Negli stessi anni furono casualmente osservate le proprietà antidepressive dell'imipramina che al tempo veniva sperimentata come antipsicotico e che divenne il capostipite degli antidepressivi triciclici. Furono inoltre commercializzati gli ansiolitici-sedativi derivati dai carbammati (il cui sviluppo era iniziato a metà degli anni quaranta) come il meprobamato.

Negli anni '60 furono commercializzati l'aloperidolo (uno dei più noti antipsicotici), alcuni stabilizzanti dell'umore come valproato e la carbamazepina, i sali di litio e sintetizzato il clordiazepossido, il capostipite delle benzodiazepine. Negli anni '70, con l'intento di creare degli antidepressivi che conservassero l'efficacia dei triciclici ma con meno effetti collaterali, furono studiati e quindi commercializzati (a partire dalla metà degli anni '80 fino ai primi anni 2000) gli antidepressivi SSRI.

Nel frattempo nuovi composti antidepressivi correlati ai triciclici (come l'amineptina e la tianeptina) e non (come la nomifensina e la clonidina), gli antipsicotici atipici (o di seconda generazione) e altri composti psicoattivi (come il metilfenidato) venivano via via sintetizzati e commercializzati. Con l'approfondimento dei meccanismi biologici della depressione, nel corso degli stessi anni e fino a quelli più recenti furono commercializzati i cosiddetti antidepressivi di seconda generazione come il bupropione (1989), il trazodone (1981), la mirtazapina (1996) e gli SNRI\NaRI, altri composti psicoattivi come gli agonisti della dopamina, ansiolitici come il buspirone (1986), stimolanti per il deficit di attenzione e iperattività (come l'atomoxetina). Negli ultimi anni sono stati approvati nuovi antidepressivi con un meccanismo d'azione integrato (come vilazodone e vortioxetina) e neurolettici di terza generazione (detti anche modulatori dell'attività dopaminergica come l'aripiprazolo). Sono dei farmaci estremamente diffusi ed alcuni di questi (come ad esempio l'antidepressivo "Prozac" e l'ansiolitico "Valium") superano, per numero di vendite, altri farmaci ben più noti come analgesici e antiacidi.

Le cause biologiche dei disturbi psichiatrici e dell'umore non sono state del tutto comprese ma si ritiene possano risiedere in alterazioni della struttura cellulare e della chimica dei neuroni (ad esempio nella quantità di messaggeri secondari e di recettori), della attività e struttura delle aree cerebrali, della qualità e caratteristiche della trasmissione dell'impulso nervoso (mediato anche dall'azione dei neurotrasmettitori), del livello di espressione genica. Alterazioni di queste funzionalità possono essere dovute a fattori genetici, farmacologici, ambientali, psicologici ma anche a patologia sia a livello centrale che sistemico (come mostrato ad esempio dalla connessione tra flora intestinale, fattori ormonali, sistema immunitario e sistema nervoso centrale). Probabilmente i disturbi psichiatrici hanno una origine multifattoriale, in cui cioè diverse cause contribuiscono a determinare un quadro patologico dalla sintomatologia caratteristica.

Ad eccezione degli ansiolitici benzodiazepinici, che possono essere utilizzati al bisogno e con una certa autonomia da parte del paziente, la maggior parte degli psicofarmaci richiede un trattamento cronico, spesso per anni o a vita, o fino alla risoluzione della patologia psicologica. Durante l'assunzione è necessario lo stretto controllo, da parte del medico curante, dell'efficacia del trattamento oltre che delle condizioni di salute e psicologiche del paziente in modo da rilevare precocemente effetti collaterali, alcuni dei quali possono comportare gravi complicazioni (epatiche o neurologiche come nel caso della discinesia tardiva), o fenomeni di abuso o dipendenza (come nel caso dei sedativi o degli stimolanti).

Oltre al classico dosaggio in forma di pillola, per iniezione (specie le forme a lento rilascio che possono essere operate solo in centri autorizzati) o gocce, i farmaci psichiatrici si stanno evolvendo in nuovi metodi di somministrazione come il rilascio transdermico, transmucosale e la somministrazione per inalazione.

Vi sono cinque gruppi principali di farmaci psichiatrici:

  • Ansiolitici, che trattano i disturbi d'ansia, alcuni usati anche come ipnotici, sedativi e anestetici.
  • Antidepressivi, che trattano i disturbi più disparati come la depressione clinica, la distimia, l'ansia, i disturbi alimentari e il disturbo borderline di personalità.
  • Antipsicotici, che trattano i disturbi psicotici come la schizofrenia e i sintomi psicotici che si verificano nel contesto di altre patologie come disturbi dell'umore.
  • Psicostimolanti, che trattano disturbi come il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e la narcolessia.
  • Stabilizzanti dell'umore, che trattano il disturbo bipolare e il disturbo schizoaffettivo. Alcuni hanno efficacia come antiepilettico.