Elettroshock
La terapia elettroconvulsivante (TEC), comunemente nota come elettroshock, è una tecnica terapeutica usata in psichiatria e basata sull'induzione di convulsioni nel paziente mediante passaggio di una lieve corrente elettrica attraverso il cervello. La terapia fu sviluppata e introdotta negli anni trenta dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini. L'effettiva efficacia e opportunità di questa tecnica sono tutt'oggi molto dibattute. Attualmente la TEC è utilizzata prevalentemente nel trattamento della depressione grave cronica, in particolare nelle forme complicate da psicosi. Può essere impiegata anche in casi di depressione grave in cui la terapia con antidepressivi ripetuta e/o la psicoterapia non si sono rivelati efficaci, nei casi in cui queste terapie siano inapplicabili o quando il tempo a disposizione è limitato, per esempio nei casi di tendenze suicide. La TEC, laddove possibile, è utilizzata in un caso come presidio di urgenza: nella sindrome neurolettica maligna (overdose di psicofarmaci neurolettici), qualora la gravità ne costituisca un pericolo di morte, l'applicazione immediata della TEC ha mostrato di scongiurare questo rischio. Altre indicazioni specifiche si hanno nei casi di depressione associata a malattie o gravidanza, in cui la somministrazione di antidepressivi può essere rischiosa per la madre o per lo sviluppo del feto. In questi casi, dopo avere attentamente valutato il rapporto costo/benefici, alcuni psichiatri ritengono la terapia elettroconvulsivante la soluzione migliore per la depressione grave. In alcuni casi la TEC è anche usata per trattare le fasi maniacali del disturbo bipolare e condizioni non comuni di catatonia. L'elettroshock deve essere somministrato in condizioni controllate e da personale specializzato, come prescritto da diverse legislazioni relative alla salute mentale.