Roseto di san Giovanni
Il Roseto di San Giovanni è il simbolo concreto della città che cura e di questa pratica di instancabile trasformazione, laddove si pone come obiettivo affermare la meraviglia e la bellezza come pratiche della memoria, pensando che per ricordare il manicomio, orribile luogo della negazione, serva sempre una rosa, viva meraviglia, pratica della bellezza.
Il roseto, uno dei più grandi d’Italia, è curato dalla Cooperativa Agricola Monte San Pantaleone e ospita quasi cinquemila varietà di rose, dedicate a personaggi, storie, immaginazioni, utopie. Tra le varietà europee, americane e giapponesi, un mondo intero si snoda lungo i sentieri, le scale, i viali alberati del parco, in un susseguirsi di piante e rose antiche per giungere alla parte superiore, dove si trovano le rose moderne.
In omaggio all’epoca della costruzione dell’Ospedale Psichiatrico è stata realizzata anche una collezione di rose liberty collocate in aiuole simmetriche e speculari ai lati del sentiero accompagnato da archi rivestiti di rose rampicanti dell’epoca. Nell’ampia area soleggiata a terrazze, all’estremità nord-est del parco, si trova la parte più grande del roseto, dedicata alle rose moderne più note: ibridi di Tea, rose a mazzetti, rose rampicanti inframmezzate a clematidi e a graminacee ornamentali. Ogni Maggio il roseto ospita la rassegna “Rose, libri, musica, vino”: incontri letterari, scientifici, artistici, momenti musicali, lezioni all’aperto, passeggiate guidate, laboratori per bambini, degustazioni.
«Ma mancano cinquemila rose e per me sono il segno della citta ancora incerta, la cifra del possibile, non inverata la pienezza della vita vera che volevamo per noi e per i folli, fratelli e sorelle dolenti con cui abbiamo fatto un lungo cammino che ci ha portato lontano ma non fin dove speravamo di arrivare (molto più in là comunque di quel che lor signori immaginava). La rosa che non c’è chiama un tempo altro, una generazione altra, una nuova fatica, una nuova energia, un nuovo amore. Di cui nessuno può certo, oggi tantomeno oggi, fare profezia: profezia di uomini e donne che vedano, sentano, guardino, tocchino, annusino, adoperino i loro sensi tutti, e ne coltivino i simboli concreti: perché capaci di ascoltare i rumori delle vite (e toccare la terra e bagnare le rose e cambiare le cose)» (Franco Rotelli).
Bibliografia
Ivana Suhadolc, Guida alla potatura delle rose del parco di San Giovanni, opuscolo
Patrizia Rigoni, La rosa che c’è, EUT
Patrizia Rigoni, Rose, libri, musica, vino, EUT