Centro Donna Salute Mentale

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Il Centro Donna Salute Mentale è stato uno spazio dedicato alle donne all’interno dei servizi del DSM a partire dal 1992, con la direzione della psichiatra Assunta Signorelli. Già presente come progetto incipiente negli anni precedenti nel Centro di Salute Mentale di San Giovanni, si sviluppa a partire dal 1992 presso il Centro di Salute Mentale di via Gambini per sostenere la differenza di genere e lo specifico femminile all’interno dei processi di cura e salute. Dal 1999 al 2001 ha trovato sede in Androna degli Orti in uno spazio arredato dall’ingegnere Antonio Villas secondo il modello da lui definito di “habitat sociale”. Il Centro Donna Salute Mentale è luogo di iniziative culturali e di trasformazione, sia per contrastare processi di esclusione ed emarginazione, sia per favorire pratiche di accoglienza e aggregazione per donne in difficoltà. La cultura di genere veniva affermata anche attraverso attività di consulenza legale gratuita e collaborazione con gruppi di donne impegnate in contesti critici. Tra le altre attività del Centro Donna vi sono gruppi di lettura, scrittura, film, massaggi shatzu, attività di danza, corsi di formazione, erboristeria, omeopatia, inclusione socio-lavorativa. Grazie al coinvolgimento attivo di realtà associative e della cooperazione sociale, i progetti di sostegno e di cura sono personalizzati e possono contare su una rete di opportunità ricreative e formative, preziose per superare le difficoltà, l'esclusione e promuovere la crescita personale e la ripresa di relazioni significative per la persona. Attualmente il Centro Donna Salute Mentale di Trieste ha sede in via Genova, 13 con il nome di “Una casa tutta per noi”.

«Crediamo di poter dire che, quando a Trieste si lavorava per la rottura del manicomio e dei suoi meccanismi istituzionali, non avevamo la consapevolezza e la cultura di chiamare “qualità femminili” quelle che agivamo. Se da una parte ricostruivamo storie, attenzioni, luoghi dove era possibile e dignitoso vivere, stimolavamo desideri e complicità, portavamo la normale affettività in luoghi e situazioni prive da sempre di queste, dall’altra molte di noi furono costrette ad imparare a modificare le proprie emozioni, per acquisire modalità di riconoscimento e di azioni maschili, pena l’essere negate o distrutte» (Assunta Signorelli).



Bibliografia Assunta Signorelli, Fatevi Regine, editore Sensibili alle foglie, 1996 n/e, L'ostinata differenza di Assunta Signorelli, Associazione di volontariato L'una e l'altra ODV


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