Il problema della contraddizione in psichiatria
Robert Castel è stato un importante sociologo francese che si è occupato a lungo di psichiatria e psicologia. Per Castel la psichiatria è innanzitutto la pratica di una contraddizione, ovvero la pratica che dovrebbe affrontare le due facce del malato: la sua dimensione medica, in quanto malato psicopatologico, e la sua dimensione politico-sociale, in quanto malato sociale, escluso dalla società. Tuttavia, la psichiatra si configura sin dalla sua nascita come storia di un errore, che consiste nell’aver spostato la contraddizione illudendosi di averla risolta. Con lo sviluppo della psichiatria come branca distaccata, della contraddizione si è sviluppata solo la dimensione medica. La pratica di contraddizione è diventata pratica di sostituzione, che affronta il malato in termini medici e soddisfa la richiesta, da parte dell’organo statale, di isolare la follia dalla società. In tal modo si trovano risposte scientifiche alla necessità sociale di contenere i malati, i quali vengono consegnati allo stato che deve occuparsene. Nasce così l’internamento, uno strumento medico (che con il tempo perderà il valore terapeutico un tempo assegnatogli) ed allo stesso tempo uno strumento politico che esclude il malato dalla società in modo preventivo, in quanto egli è potenzialmente dannoso e pericoloso. Della contraddizione resta quindi un solo termine, della dimensione politica del malato non resta più nulla. Il manicomio è l’istituzione che opprime l’individuo in quanto soggetto sociale e politico. La psichiatria diventa una pratica medica specializzata e gli operatori dell’istituzione svolgono un duplice ruolo, quello medico e quello repressivo-contenitivo, i quali vengono entrambi giustificati dalla razionalità scientifica e dalla società. Da questa constatazione generale sulla psichiatra, Castel riprende le considerazioni di Basaglia: è necessario che la psichiatria ed i suoi operatori si rendano conto della parzialità della loro pratica e del loro ruolo repressivo, con l'obiettivo di modificare questa situazione. A Trieste l’aspetto di specializzazione medica e l’aspetto politico si sostengono in due diverse figure, quella dello psichiatra e quella del volontario, e costituiscono insieme l’equipe terapeutica. Il volontario restituisce al malato la dimensione di soggetto sociale e politico, invece di essere oggetto del potere-sapere medico. In questo modo i due termini della contraddizione coesistono e sono entrambi affrontati.