Istituzione

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L'istituzione è una configurazione di sovrastrutture organizzate giuridicamente che ha come fine quello di garantire le relazioni sociali, la conservazione e l'attuazione di norme sociali e giuridiche stabilite tra l'individuo e la società o tra l'individuo e lo Stato sottratte all'arbitrio individuale e del potere in generale. Le istituzioni si identificano come tali con uno scopo e una durata di lungo periodo, e con la creazione e l'applicazione di regole che governano il comportamento umano. In quanto strutture e meccanismi di ordine sociale, le istituzioni sono uno dei principali oggetti di studio delle scienze sociali, tra cui sociologia, scienze politiche ed economia.

Ai fini del nostro discorso è interessante il concetto di critica istituzionale, cioè il percorso teorico che a partire dal Regno Unito arriva anche in Italia e porta, nel nostro paese, alla chiusura degli ospedali psichiatrici in quanto istituzioni. Processo di critica pratica che porta a diverse invenzioni: la creazione delle comunità terapeutiche, secondo il modello inglese e scozzese, il modello francese del settore, o i servizi di salute mentale sul territorio, sostitutivi del manicomio come avverrà in Italia e parzialmente in altre parti del mondo.

Cenni storici:

Nella storia europea particolare importanza è associata alla lunga transizione dalle istituzioni feudali del Medioevo alle istituzioni moderne, che governano la vita contemporanea. L'importanza centrale delle Istituzioni per la libertà dei popoli e dei cittadini fu posta con forza dalla Rivoluzione francese; dice Saint-Just nei famosi discorsi sulle Istituzioni Repubblicane:

«Le Istituzioni costituiscono per il governo di un popolo libero la garanzia contro la corruzione del governo. Solo l'Istituzione può incatenare il delitto e l'ingiustizia contro l'arbitrio, noi vi proponiamo istituzioni civili per le quali anche un bimbo possa resistere all'aggressione di un uomo potente ed ingiusto. Ci sono troppe leggi e poche Istituzioni civili... più istituzioni ci sono, più il popolo è libero.» (Louis Antoine de Saint-Just, Frammenti sulle Istituzioni repubblicane, a cura di A. Soboul, Einaudi, Torino, 1975).

Come creazione della modernità l’istituzione si sostituisce alle forme politiche dell’età antica e medievale. Nella Roma antica le forme istituzionali rispondevano a uno schema teorico arcaico dove la matrice pubblica, anche in età tardo-antica, era ancora legata a quella mistico-sacrale. Nel Medioevo l’istituzione dominante, il feudalesimo, tutelava solo l’imperatore e le classi nobili ma non le classi povere.

Le forme istituzionali:

I fenomeni sottesi al concetto comune di istituzione rivestono un grande interesse dal punto di vista sociologico, nel cui ambito, però, il concetto di istituzione assume una diversa accezione: il termine, privato del riferimento alle sole forme attraverso le quali i fenomeni istituzionali si realizzano, assume una portata più generale, andando a indicare i relativi «modelli complessi di comportamento» accettati da vasti strati dei membri. In questa accezione, sono comunemente intesi, a titolo di esempio, quegli apparati preposti all'educazione (scuole, università, centri di ricerca...), quelli finalizzati al soddisfacimento delle esigenze religiose da parte della società, quelli destinati al funzionamento della giustizia e così via.

Per esempio, le richieste biologiche basilari per la riproduzione e la cura sono alla base dell'istituto del matrimonio e della famiglia, creando, elaborando e prescrivendo i comportamenti attesi da marito/padre, moglie/madre, figli, eccetera.

Tra le istituzioni più importanti vi è inoltre la "proprietà", che può essere pubblica o privata. Queste, considerate in astratto, possiedono sia aspetti oggettivi che soggettivi: esempi comprendono il denaro e il matrimonio. L'istituzione del denaro abbraccia molte organizzazioni formali, comprese le banche, i dipartimenti governativi del tesoro e le borse, che possono essere denominate "istituzioni", così come esperienze soggettive, che guidano la gente nella propria ricerca del benessere economico personale. Istituzioni potenti sono in grado di attribuire un certo valore ad una valuta cartacea, e ad indurre milioni di individui alla produzione cooperativa e al commercio, per perseguire i fini economici che tale valuta rappresenta.

Istituzione, conformismo e devianza

Un importante ruolo nel garantire la regolazione, il rispetto e la durevolezza è svolto dalla statuizione di un sistema di premi e punizioni, cd. sistema delle sanzioni, in grado di assicurare la migliore convergenza tra i comportamenti regolati (sistema normativo) e le azioni effettivamente poste in essere (sistema dell'azione). La definizione data prevede una duplice natura delle sanzioni: la sanzione sarà punitiva in caso di devianza dalle regole e premiale in caso di conformità e accondiscendenza. Da un punto di vista terminologico si parlerà di sanzione negativa, nel primo caso, e di sanzione positiva nel secondo. Tali meccanismi sanzionatori, anch'essi interiorizzati attraverso la loro socializzazione, hanno il compito di minimizzare i fenomeni devianti e massimizzare la conformazione alle regole, agendo a livello del controllo sociale.

L'intervento del sistema delle sanzioni prevede una graduazione in funzione della natura dei comportamenti. La sanzione, sia essa in negativo o in positivo, è variamente attenuata nel caso di comportamenti relativi alle usanze: ci si riferisce a quelle regole che, pur diffuse, e più o meno durevolmente radicate, non sono però formalmente incorporate tra le aspettative della società; oppure ci si riferisce a regole che assumono il valore di usanze settoriali, appartenenti a gruppi sociali ristretti e connotate da una minore durevolezza. Il primo caso è esemplificato dalle consuetudini che prevedono l'offerta di regali in determinate ricorrenze (Natale, matrimonio, ecc.) nel qual caso la devianza, e la conformità, sono oggetto di moderata o bonaria sanzione. Il secondo caso si riferisce alle usanze legate all'adesione a mode e tendenze, la cui volatile significatività è rilevante solo per determinati gruppi.

Il concetto di istituzione dal punto di vista filosofico:

Anche se le singole organizzazioni formali sono comunemente identificate come "istituzioni", lo sviluppo e il funzionamento nella società in generale può essere visto come un'istanza dell'emergenza, ovvero, l'istituzione nasce, si sviluppa e funziona secondo un tracciato di auto-organizzazione, che va oltre le intenzioni consce dei singoli individui coinvolti.

Secondo il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty, “l’istituzione è un fatto sociale, la sua realtà è sparsa ed evolve secondo le molteplici applicazioni che ciascuno ne fa. Le leggi, ad esempio, integrano incessantemente il riassetto della giurisprudenza. Un’istituzione continua a vivere al di là delle intenzioni di chi l’ha creata e opera su un avvenire indefinito di riprese che sono inevitabili deformazioni.” (Annabelle Dufourcq, L’origine immaginaria di ogni essere: la nozione di Istituzione in Merleau-Ponty)

Secondo Gilles Deleuze (Desert Islands, 1953-1974), l’origine delle istituzioni ha a che fare con una soddisfazione di istinti. La competizione e la rivalità tra gli uomini porta alla loro normazione da parte dell’autorità e nascono le istituzioni politiche, così come il bisogno di nutrirsi e mangiare, quindi la necessità di possedere del denaro per acquistare il cibo fa nascere le istituzioni economiche. Parallelamente, le istituzioni come organismi pubblici si innovano e mutano in base ai bisogni dei cittadini e allo svolgersi della vita civile, rispondendo a quello che è l’agire collettivo della popolazione.

Michel Foucault analizza le istituzioni attraverso il concetto di “microfisica del potere”, che mira a comprendere il modo con cui le procedure di potere funzionano ai livelli più bassi. In quest’ottica nessuno detiene il potere, ma gli individui “sono sempre posti nella condizione sia di subirlo che di esercitarlo. Il potere non si applica agli individui, ma transita attraverso gli individui”. Ne “La volontà di sapere” Foucault ribadisce: “Tra tecniche di sapere e strategie di potere non c’è nessuna esteriorità, anche se hanno ciascuna il loro ruolo specifico e si articolano l’una con l’altra a partire dalla loro differenza”. Il potere cioè è un discorso articolato, qualcosa che a che fare con una pratica continua e mai risolta più che ciò che appare sancito dalle istituzioni vere e proprie.

Foucault usa il concetto di istituzione come “procedura”. L’istituzione si articola a partire dalle concrete prassi civili e politiche della società ed è creazione storicamente determinata di un dato organismo, non solo nel senso di un ente posto nel tempo a titolo indefinito ma passibile anche di revisione e modifiche. Se il potere è un esercizio ed ha una funzione, il sapere, sempre secondo Foucault, è la regola attraverso cui il potere si esercita e funziona.

Il filosofo e sociologo italiano Toni Negri ha elaborato il concetto di “potere costituente” per definire quelle forze che all’interno delle dinamiche statali portano alla creazione di istituzioni pure e non colluse con i poteri forti. Il potere costituente presenta una narrazione della genealogia e delle promesse del pensiero e della pratica rivoluzionaria. Secondo Negri il conflitto tra il “potere costituente”, la forza democratica di innovazione istituzionale, e il potere costituito, cioè la fissazione del potere nelle costituzioni formali e nell'autorità centrale dello Stato,  definisce il dramma delle rivoluzioni moderne, dalla Firenze di Machiavelli all'Inghilterra di Harrington, dai dibattiti dei padri fondatori della costituzione americana a Sieyès, Marx e Lenin. Il "potere costituente" apre all'analisi di una nuova maniera in cui la potenza e l'azione delle masse possano essere comprese per costruire un futuro radicalmente democratico (Toni Negri, Il potere costituente. Saggio sulle alternative del moderno, manifestolibri 2002)

Il libro è stato al centro di un dibattito teorico tra filosofi e scienziati della politica intorno al tema di una "antimodernità" radicalmente democratica, che va oltre tutte le riforme dello Stato.

Il filosofo austriaco Gerald Raunig oggi usa il termine “pratiche istituenti”. I moderni Stati-nazione adottano oggigiorno una revisione costante dei loro apparati politici, economici, civili e sociali attraverso un rinnovo della legislazione e delle istituzioni ad essa collegate. Le “pratiche istituenti” si sviluppano in quanto figlie di una critica politica.