Gianfranco Minguzzi
Nacque a Cotignola, piccola località in provincia di Ravenna, il 29 agosto 1927. Conseguito nel 1945 il diploma di maturità classica, sulle orme del padre si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna. Si laureò il 10 dicembre 1951 discutendo una tesi sperimentale dal titolo «Ricerche comparative sulla reattività in vitro di organi cavi contrattili di uomo e di animali cimentati con vari agenti farmacologici», preparata presso l’istituto di patologia speciale medica e metodologia clinica sotto la guida del professor G. Sotgiu. Il 24 novembre 1955 ottenne il diploma di specialista in clinica delle malattie nervose e mentali. Si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia dell’ateneo bolognese – corso di studi poi interrotto nel 1959 – e nel contempo iniziò a lavorare presso l’ospedale psichiatrico provinciale «F. Roncati» di Bologna, dapprima come assistente avventizio (marzo 1953 - luglio 1957), quindi come assistente di ruolo (luglio 1957 - ottobre 1963), acquisendo notevole esperienza clinica e approfondita conoscenza sull’istituzione psichiatrica, che già allora iniziò ad analizzare in modo critico e documentare in alcune pubblicazioni.
Nel 1964 interruppe l’esperienza ospedaliera in ambito psichiatrico per dedicarsi allo studio e alla ricerca quale assistente universitario. I suoi interessi si indirizzarono subito verso la psicologia e, sin dalla primavera del 1957, dette inizio a una proficua collaborazione con l’istituto di psicologia dell’Università di Trieste diretto da G. Kanizsa, ottenendo una borsa di studio interna per occuparsi di psicologia della percezione, argomento approfondito nel corso di tutta la vita e oggetto di numerose pubblicazioni e relazioni scientifiche.
Nella primavera del 1958, avendo ottenuto una borsa di studio di tre mesi dal Governo francese, si recò presso il “Laboratoire de psychologie expérimentale” de la Sorbonne, approfondendo nel contempo la sua pratica diagnostica presso la clinica psichiatrica S. Anne di Parigi. Tre anni più tardi, nell’aprile 1961, decise di perfezionarsi ulteriormente nelle tecniche applicative della psicologia dei gruppi, frequentando fino al settembre 1962 il Centre de synthèse di Parigi.
In quei anni collaborò costantemente con R. Canestrari, direttore dell’istituto di psicologia dell’Università di Bologna, ai corsi che questi aveva inaugurato dagli anni ’50 presso le locali facoltà di lettere e medicina. Fu docente di psicologia presso la facoltà di medicina di Bologna – assistente volontario (a.a. 1955-63), assistente incaricato (a.a. 1963-64) e quindi libero docente (1964-75) – e successivamente presso quella di lettere (lingue e letterature straniere 1965-65; filosofia 1965-75). Vincitore, nel 1975, del concorso per la cattedra di psicologia presso la facoltà di lettere dell’ateneo bolognese, a decorrere dal 1° dicembre 1978 ne divenne il primo professore ordinario.
Certo dell’importanza dell’innovazione quale vettore di cambiamento nel campo sociale, Gianfranco Minguzzi fu convinto che non potesse esservi innovazione sociale senza ricerca e rigorosa osservazione dei fatti, in quanto base cognitiva per impostare iniziative e attività sia di formazione professionale continua sia di promozione sociale.
I suoi studi sui gruppi sociali lo portarono a elaborare il concetto di interazione e di rapporto dialettico tra uomo e società, in quanto sarebbe l’uomo a produrre il mondo sociale, che diventerebbe quindi la realtà oggettiva e che, a sua volta, produrrebbe l’uomo. Così, nel suo pensiero, il mondo sociale non costituirebbe solo un insieme di valori, ma innanzitutto un’organizzazione sociale.
Sensibile alle problematiche in specie riguardanti le fasce deboli ed emarginate fece proprie le sollecitazioni di una visione critica delle motivazioni al cambiamento sociale, allacciando una stretta collaborazione con Franco Basaglia e divenendo uno tra i più significativi promotori della riforma psichiatrica.
Nell’ottobre del 1973, a Bologna, fu eletto primo segretario nazionale dell’allora nascente gruppo denominato «Psichiatria democratica», che diede un importante contributo all’emanazione della Legge 180 del 1978.
Il primo congresso nazionale di Psichiatria democratica, intitolato a La pratica della follia, si tenne a Gorizia il 22 e 23 giugno 1974. Il secondo si svolse invece ad Arezzo tra il 24 e il 26 settembre 1976 (la relazione di Minguzzi può leggersi in La ragione degli altri: la psichiatria alternativa in Italia e nel mondo, a cura di L. Onnis - G. Lo Russo, Roma 1979, pp. 207-229). Minguzzi aveva collaborato, inoltre, nell’ottobre del 1973, alla stesura del Documento programmatico e progetto di statuto di Psichiatria democratica. Partecipò al “Réseau internazionale di alternativa alla psichiatria”, tenutosi a Trieste dal 11 al 16 sett. 1977.
A due anni dall’entrata in vigore della Legge 180, il 31 dicembre 1980 venne quindi definitivamente chiuso anche il manicomio «F. Roncati» di Bologna e nella sua sede, in via S. Isaia, rimase unicamente attivo un servizio di salute mentale. Negli spazi rimanenti della struttura, sempre nel 1980, nacque, grazie specialmente all’impegno e alla direzione di Minguzzi, coadiuvato da un qualificato gruppo di intellettuali, l’«Archivio e il Centro di documentazione delle attività dei manicomi provinciali», sostenuto dalla Provincia e da altre istituzioni pubbliche locali, poi trasformato in una organizzazione multisettoriale di progettazione, ricerca, promozione e formazione sui temi dell’inclusione sociale latamente intesa, specie anche del sofferente psichico, in grado di connettere il mondo intellettuale con gli operatori dei servizi e le organizzazioni dei cittadini con le amministrazioni. Dimessosi da segretario di Psichiatria democratica, negli ultimi anni della sua vita si dedicò principalmente all’insegnamento e alla ricerca, partecipando al progetto finalizzato del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), «Medicina preventiva e riabilitativa» insieme con Basaglia, G. Maccacaro e R. Misti (allora direttore dell’istituto di psicologia del CNR), incentrato sull’epidemiologia e la prevenzione delle malattie mentali, e all’interno del quale indagò in particolare il problema dei trattamenti psicoterapeutici.
Coi suoi allievi svolse anche originali ricerche nell’ambito della psicologia della Gestalt: argomento su cui, nel febbraio 1987, fu promotore a Bologna di un importante congresso (L’eredità della psicologia della Gestalt, i cui atti furono dati alle stampe, per cura di G. Kanizsa - N. Caramelli, a Bologna nel 1988).
Fu autore, in collaborazione con altri studiosi, di numerose pubblicazioni scientifiche diffuse in ambito nazionale e internazionale e che, a distanza di anni, ancora si segnalano per interesse e attualità, definizione della metodologia di analisi, rilevanza dell’oggetto di studio e verifica degli obiettivi raggiunti.