Goletta Il Califfo, Progetto Zig-Zag
Califfo è il nome della barca a vela che i servizi triestini di salute mentale sono riusciti ad acquistare nel 1984. L’esborso per effettuare l’acquisto della barca era abbastanza alto, circa 50 milioni di lire, il che impose ai titolari del progetto di cercare degli sponsor. Lo sponsor che contribuì maggiormente alla realizzazione del progetto fu la cooperativa “Il Posto delle Fragole”. Nel progetto venne coinvolto anche l’esperto velista triestino Mauro Pelaschier, noto per aver disputato la prestigiosa America’s Cup.
L’esperienza della barca a vela oltre ad essere di per sé piacevole, risulta anche formativa per i partecipanti. Le persone che vi hanno partecipato ne riconoscono l’importanza non solo per le componenti estetiche, ma anche per i vincoli di disciplina e di autodisciplina che ne conseguono, per la responsabilità che ci si deve assumere, nonché la possibilità di apprendere la capacità di condividere spazi, luoghi, momenti e obiettivi condivisione.
“Non si tratta di una nuova terapia, ma piuttosto di costruire momenti, occasioni di benessere. Allargare l'ambiente delle persone, ed allargandolo abbracciare nuove fette di società, altri uomini. Provocare, vivere, inattesi incontri tra il "sano" ed il "malato". Raggiungere territori abbandonati, dimenticati: quelli di chi sta bene.” (Maurizio Costantino, Trieste, 1990. Il progetto Zig Zag)
Secondo una delle voci dei protagonisti del percorso: “Il mare richiama un senso di libertà che a molti era precluso da anni, c’erano persone che non andavano al mare da tempo e si buttavano in acqua per fare, dopo tanto tempo, il bagno in mare. La barca a vela dischiude un orizzonte, quello sul mare aperto ma anche quello delle onde che s'infrangono sugli scogli della riva o quello sui porticcioli d’approdo, che rivela l’importanza delle esperienze all’aperto e al contatto con la natura anche per chi soffre di disturbi psichici” (...) “Occorre stare attenti agli scogli che si celano sotto il pelo dell'acqua o che rendono molto stretto l'ingresso, e seguire le indicazioni delle boe e della carta nautica che il mio compagno tiene sulle ginocchia. Mentre un altro a prua scruta il mare dinanzi a sé.”