Differenze tra le versioni di "Habitat sociale"

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Con il termine “habitat sociale” l’ingegnere [[Antonio Villas]] intende un modo innovativo di concepire l’[[architettura]] e la progettazione degli spazi. Secondo Villas i luoghi pubblici come le scuole, gli ospedali, i centri di salute mentale, così come vengono perlopiù progettati e arredati, sono “anti-luoghi”, cioè luoghi dove vengono negati i bisogni più elementari di chi li frequenta, soprattutto i bisogni di relazioni e [[socialità]].
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Con il termine “habitat sociale” l’ingegnere Antonio Villas intende un modo innovativo di concepire l’architettura e la progettazione degli spazi. Secondo Antonio Villas i luoghi pubblici come le scuole, gli ospedali, i centri di salute mentale, così come vengono perlopiù progettati e arredati, sono “anti-luoghi”, cioè luoghi dove vengono negati i bisogni più elementari di chi li frequenta, soprattutto i bisogni di relazioni e socialità.
Scuole e asili sono edifici grigi, scatole-bunker chiuse al mondo, proprio dove i bambini dovrebbero apprendere la vita. Gli ospedali sono fortezze tecnologiche che aumentano il senso di insicurezza, la preoccupazione e la paura di chi sta male e di chi se ne occupa.  
 
  
Fabbriche e uffici sono laboratori di tristezza che parlano di coercizione e inutilità di un fare dequalificato. I palazzi sono labirinti senza inizio e senza fine, nei quali non è possibile riconoscere nemmeno l’ingresso.
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Le scuole e gli asili sono edifici grigi, scatole-bunker chiuse al mondo, proprio dove i bambini dovrebbero apprendere la vita. Gli ospedali sono fortezze tecnologiche che aumentano il senso di insicurezza, la preoccupazione e la paura di chi sta male e di chi se ne occupa.
Sono tutti anti-luoghi ovvero luoghi dove non vengono riconosciute le esigenze minime del vivere insieme, quali decenza, decoro, comfort, dove la relazione tra spazi e persone, la possibilità di comunicare con segni e colori, di creare sensazioni e stimoli, di indurre reazioni e comportamenti, di innescare trasformazioni, viene azzerata o espressa solo al negativo. Luoghi contro le persone, monumenti autoreferenziali. Al contrario, secondo Antonio Villas i luoghi pubblici devono essere non semplici contenitori, ma luoghi di incontro e socialità. Si tratta quindi di re-immaginarli o immaginarli diversamente, in modo da venire incontro alle aspettative o all’immaginazione delle persone. A Trieste Antonio Villas ha curato la ristrutturazione del [[Centro di Salute Mentale della Maddalena|Centro di Salute Mentale “La Maddalena”]], del [[Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC)|Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura]] all’interno dell’Ospedale Maggiore, del [[Centro Donna Salute Mentale]] e del [[Distretti sanitari di Trieste|Distretto]] di Valmaura.
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Le fabbriche e gli uffici sono laboratori di tristezza che parlano di coercizione e inutilità di un fare dequalificato. I palazzi sono labirinti senza inizio e senza fine, nei quali non è possibile riconoscere nemmeno l’ingresso.
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Sono tutti “anti-luoghi” ovvero luoghi dove non vengono riconosciute le esigenze minime del vivere insieme, quali il decoro e il comfort, dove la relazione tra spazi e persone, la possibilità di comunicare con segni e colori, di creare sensazioni e stimoli, di indurre reazioni e comportamenti, di innescare trasformazioni, viene azzerata o espressa solo al negativo. Luoghi contro le persone, monumenti autoreferenziali.
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Al contrario, secondo Antonio Villas i luoghi pubblici devono essere non semplici contenitori, ma luoghi di incontro e socialità. Si tratta quindi di re-immaginarli o immaginarli diversamente, in modo da venire incontro ai bisogni e alle aspettative delle persone.
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A Trieste Antonio Villas ha curato la ristrutturazione del Centro di Salute Mentale “La Maddalena”, del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura all’interno dell’Ospedale Maggiore, del Centro Donna “2000” e del Distretto di Valmaura.

Versione attuale delle 12:58, 23 ott 2023

Con il termine “habitat sociale” l’ingegnere Antonio Villas intende un modo innovativo di concepire l’architettura e la progettazione degli spazi. Secondo Antonio Villas i luoghi pubblici come le scuole, gli ospedali, i centri di salute mentale, così come vengono perlopiù progettati e arredati, sono “anti-luoghi”, cioè luoghi dove vengono negati i bisogni più elementari di chi li frequenta, soprattutto i bisogni di relazioni e socialità.

Le scuole e gli asili sono edifici grigi, scatole-bunker chiuse al mondo, proprio dove i bambini dovrebbero apprendere la vita. Gli ospedali sono fortezze tecnologiche che aumentano il senso di insicurezza, la preoccupazione e la paura di chi sta male e di chi se ne occupa.

Le fabbriche e gli uffici sono laboratori di tristezza che parlano di coercizione e inutilità di un fare dequalificato. I palazzi sono labirinti senza inizio e senza fine, nei quali non è possibile riconoscere nemmeno l’ingresso.

Sono tutti “anti-luoghi” ovvero luoghi dove non vengono riconosciute le esigenze minime del vivere insieme, quali il decoro e il comfort, dove la relazione tra spazi e persone, la possibilità di comunicare con segni e colori, di creare sensazioni e stimoli, di indurre reazioni e comportamenti, di innescare trasformazioni, viene azzerata o espressa solo al negativo. Luoghi contro le persone, monumenti autoreferenziali.

Al contrario, secondo Antonio Villas i luoghi pubblici devono essere non semplici contenitori, ma luoghi di incontro e socialità. Si tratta quindi di re-immaginarli o immaginarli diversamente, in modo da venire incontro ai bisogni e alle aspettative delle persone.

A Trieste Antonio Villas ha curato la ristrutturazione del Centro di Salute Mentale “La Maddalena”, del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura all’interno dell’Ospedale Maggiore, del Centro Donna “2000” e del Distretto di Valmaura.