Differenze tra le versioni di "Don Andrea Gallo"
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Don Andrea Gallo (Genova, 18 luglio 1928 – Genova, 22 maggio 2013) è stato un presbitero, partigiano, educatore, attivista e saggista italiano, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti, prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Nel 1944, non ancora sacerdote, studente dell'istituto tecnico nautico, seguì il fratello Dino, che comandava una formazione partigiana. Prese il nome di battaglia di “Nan”, diminutivo di "Nasan", che in genovese significa "nasone", diminutivo datogli a scuola a causa del suo naso prominente. | Don Andrea Gallo (Genova, 18 luglio 1928 – Genova, 22 maggio 2013) è stato un presbitero, partigiano, educatore, attivista e saggista italiano, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti, prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Nel 1944, non ancora sacerdote, studente dell'istituto tecnico nautico, seguì il fratello Dino, che comandava una formazione partigiana. Prese il nome di battaglia di “Nan”, diminutivo di "Nasan", che in genovese significa "nasone", diminutivo datogli a scuola a causa del suo naso prominente. | ||
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Attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di Giovanni Bosco, entrò nel 1948 nel loro noviziato di Varazze, proseguendo poi a Roma gli studi liceali e, in un'università pontificia, filosofici. Nel 1953 chiese di partire per le missioni e venne quindi mandato in Brasile, a San Paolo, dove compì gli studi teologici. Il governo di Getúlio Vargas in Brasile lo costrinse, però, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia, nel 1954, quando la tensione salì al massimo in Brasile. Continuò quindi gli studi a Ivrea e venne ordinato presbitero il 1º luglio 1959 nella Chiesa Don Bosco a Genova, nel quartiere di Sampierdarena, celebrante il Vescovo Ausiliare Mons. Secondo Chiocca. | Attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di Giovanni Bosco, entrò nel 1948 nel loro noviziato di Varazze, proseguendo poi a Roma gli studi liceali e, in un'università pontificia, filosofici. Nel 1953 chiese di partire per le missioni e venne quindi mandato in Brasile, a San Paolo, dove compì gli studi teologici. Il governo di Getúlio Vargas in Brasile lo costrinse, però, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia, nel 1954, quando la tensione salì al massimo in Brasile. Continuò quindi gli studi a Ivrea e venne ordinato presbitero il 1º luglio 1959 nella Chiesa Don Bosco a Genova, nel quartiere di Sampierdarena, celebrante il Vescovo Ausiliare Mons. Secondo Chiocca. | ||
− | Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave-scuola Garaventa, noto riformatorio per minori. Lì cercò di introdurre un'impostazione educativa diversa, cercando di sostituire i metodi unicamente repressivi con una pedagogia della fiducia e della libertà. | + | |
− | Dopo tre anni venne spostato | + | Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave-scuola Garaventa, noto riformatorio per minori. Lì cercò di introdurre un'impostazione educativa diversa, cercando di sostituire i metodi unicamente repressivi con una pedagogia della fiducia e della libertà. I ragazzi provavano un grande entusiasmo nei confronti di quel sacerdote che permetteva loro di uscire, di andare al cinema e di vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino ad allora presente, cioè quello dell'espiazione della pena. |
− | Due mesi dopo venne destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine a Genova, dove rimase fino al 1970, anno in cui il cardinale Siri, probabilmente per isolarlo, lo trasferì nuovamente a Capraia. Nella parrocchia del Carmine don Andrea aveva fatto scelte di campo orientate agli emarginati. La parrocchia era diventata un punto di aggregazione di giovani e adulti di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati, che al Carmine trovavano un punto di ascolto. | + | |
+ | Dopo tre anni venne spostato a svolgere un altro incarico e nel 1964 decise di lasciare la congregazione salesiana, chiedendo di essere incardinato nell'Arcidiocesi di Genova perché «la congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale». Il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, lo inviò a Capraia, allora sotto la giurisdizione dell'arcidiocesi del capoluogo ligure, per svolgere l'incarico di cappellano del carcere. | ||
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+ | Due mesi dopo venne destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine a Genova, dove rimase fino al 1970, anno in cui il cardinale Siri, probabilmente per isolarlo, lo trasferì nuovamente a Capraia. Nella parrocchia del Carmine, don Andrea aveva fatto scelte di campo orientate agli emarginati. La parrocchia era diventata un punto di aggregazione di giovani e adulti di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati, che al Carmine trovavano un punto di ascolto. | ||
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Don Gallo rinunciò all’incarico di Capraia e l'8 dicembre 1970, venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e insieme a un piccolo gruppo diede vita alla sua comunità di base, la Comunità di San Benedetto al Porto. | Don Gallo rinunciò all’incarico di Capraia e l'8 dicembre 1970, venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e insieme a un piccolo gruppo diede vita alla sua comunità di base, la Comunità di San Benedetto al Porto. | ||
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Dal 1979 fu molto vicino ai movimenti di opposizione colpiti dalla repressione statale e fu oggetto egli stesso di indagini e schedature che prendevano di mira le figure più rappresentative del '68 sia cattolico conciliare sia anarchico autonomo o marxista leninista e fu molto legato alle famiglie degli arrestati cui aprì le porte di San Benedetto e poi via via quelle delle molte forme di semilibertà e la stessa tipografia dei ragazzi collaborò con le iniziative editoriali degli ex brigatisti, fra i quali Renato Curcio e, con particolare predilezione per la sua moralità, Rocco Micaletto. | Dal 1979 fu molto vicino ai movimenti di opposizione colpiti dalla repressione statale e fu oggetto egli stesso di indagini e schedature che prendevano di mira le figure più rappresentative del '68 sia cattolico conciliare sia anarchico autonomo o marxista leninista e fu molto legato alle famiglie degli arrestati cui aprì le porte di San Benedetto e poi via via quelle delle molte forme di semilibertà e la stessa tipografia dei ragazzi collaborò con le iniziative editoriali degli ex brigatisti, fra i quali Renato Curcio e, con particolare predilezione per la sua moralità, Rocco Micaletto. | ||
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Nel 2012 prende parte al film di Nicola Di Francescantonio Una canzone per il paradiso con Gino Paoli. Il film è dedicato alla canzone dell'autore genovese, che don Gallo amava molto. | Nel 2012 prende parte al film di Nicola Di Francescantonio Una canzone per il paradiso con Gino Paoli. Il film è dedicato alla canzone dell'autore genovese, che don Gallo amava molto. | ||
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Nel marzo 2013 celebra una messa in memoria dello scomparso presidente del Venezuela Hugo Chávez definendolo "un grande statista sudamericano nella fede cattolica" e "una grande forza per trovare la via della liberazione", capace di unire varie culture nella lotta al capitalismo a difesa del suo paese. | Nel marzo 2013 celebra una messa in memoria dello scomparso presidente del Venezuela Hugo Chávez definendolo "un grande statista sudamericano nella fede cattolica" e "una grande forza per trovare la via della liberazione", capace di unire varie culture nella lotta al capitalismo a difesa del suo paese. | ||
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− | + | Il giorno 22 maggio 2013, aggravatesi le sue condizioni di salute, don Gallo muore a Genova nella sede della comunità di San Benedetto al Porto, all'età di 84 anni. È sepolto nel cimitero di Campo Ligure, paese d'origine dei suoi genitori. In occasione della messa della prima festa dell'Immacolata, don Ciotti ha intonato Bella ciao assieme al resto dei fedeli presenti in ricordo di don Gallo. | |
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Il 18 luglio 2014 è stata intitolata a don Andrea Gallo la piazza più grande dell'area del Ghetto di Prè, racchiusa tra via Lomellini e via delle Fontane. | Il 18 luglio 2014 è stata intitolata a don Andrea Gallo la piazza più grande dell'area del Ghetto di Prè, racchiusa tra via Lomellini e via delle Fontane. | ||
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Nell'autunno 2019 esce per De Ferrari editore, a cura di Anna Raybaudi (storica collaboratrice del sacerdote nella Comunità di san Benedetto al Porto), il corposo e primo saggio storico a lui dedicato: "Don Gallo e l'internazionale della speranza (Documenti, epistolari e carteggi inediti raccontano don Gallo e la Comunità di san Benedetto al Porto)". | Nell'autunno 2019 esce per De Ferrari editore, a cura di Anna Raybaudi (storica collaboratrice del sacerdote nella Comunità di san Benedetto al Porto), il corposo e primo saggio storico a lui dedicato: "Don Gallo e l'internazionale della speranza (Documenti, epistolari e carteggi inediti raccontano don Gallo e la Comunità di san Benedetto al Porto)". |
Versione attuale delle 11:08, 23 ott 2023
Don Andrea Gallo (Genova, 18 luglio 1928 – Genova, 22 maggio 2013) è stato un presbitero, partigiano, educatore, attivista e saggista italiano, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti, prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Nel 1944, non ancora sacerdote, studente dell'istituto tecnico nautico, seguì il fratello Dino, che comandava una formazione partigiana. Prese il nome di battaglia di “Nan”, diminutivo di "Nasan", che in genovese significa "nasone", diminutivo datogli a scuola a causa del suo naso prominente.
Attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di Giovanni Bosco, entrò nel 1948 nel loro noviziato di Varazze, proseguendo poi a Roma gli studi liceali e, in un'università pontificia, filosofici. Nel 1953 chiese di partire per le missioni e venne quindi mandato in Brasile, a San Paolo, dove compì gli studi teologici. Il governo di Getúlio Vargas in Brasile lo costrinse, però, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia, nel 1954, quando la tensione salì al massimo in Brasile. Continuò quindi gli studi a Ivrea e venne ordinato presbitero il 1º luglio 1959 nella Chiesa Don Bosco a Genova, nel quartiere di Sampierdarena, celebrante il Vescovo Ausiliare Mons. Secondo Chiocca.
Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave-scuola Garaventa, noto riformatorio per minori. Lì cercò di introdurre un'impostazione educativa diversa, cercando di sostituire i metodi unicamente repressivi con una pedagogia della fiducia e della libertà. I ragazzi provavano un grande entusiasmo nei confronti di quel sacerdote che permetteva loro di uscire, di andare al cinema e di vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino ad allora presente, cioè quello dell'espiazione della pena.
Dopo tre anni venne spostato a svolgere un altro incarico e nel 1964 decise di lasciare la congregazione salesiana, chiedendo di essere incardinato nell'Arcidiocesi di Genova perché «la congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale». Il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, lo inviò a Capraia, allora sotto la giurisdizione dell'arcidiocesi del capoluogo ligure, per svolgere l'incarico di cappellano del carcere.
Due mesi dopo venne destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine a Genova, dove rimase fino al 1970, anno in cui il cardinale Siri, probabilmente per isolarlo, lo trasferì nuovamente a Capraia. Nella parrocchia del Carmine, don Andrea aveva fatto scelte di campo orientate agli emarginati. La parrocchia era diventata un punto di aggregazione di giovani e adulti di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati, che al Carmine trovavano un punto di ascolto.
Don Gallo rinunciò all’incarico di Capraia e l'8 dicembre 1970, venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e insieme a un piccolo gruppo diede vita alla sua comunità di base, la Comunità di San Benedetto al Porto.
Dal 1979 fu molto vicino ai movimenti di opposizione colpiti dalla repressione statale e fu oggetto egli stesso di indagini e schedature che prendevano di mira le figure più rappresentative del '68 sia cattolico conciliare sia anarchico autonomo o marxista leninista e fu molto legato alle famiglie degli arrestati cui aprì le porte di San Benedetto e poi via via quelle delle molte forme di semilibertà e la stessa tipografia dei ragazzi collaborò con le iniziative editoriali degli ex brigatisti, fra i quali Renato Curcio e, con particolare predilezione per la sua moralità, Rocco Micaletto.
Nel 2012 prende parte al film di Nicola Di Francescantonio Una canzone per il paradiso con Gino Paoli. Il film è dedicato alla canzone dell'autore genovese, che don Gallo amava molto.
Nel marzo 2013 celebra una messa in memoria dello scomparso presidente del Venezuela Hugo Chávez definendolo "un grande statista sudamericano nella fede cattolica" e "una grande forza per trovare la via della liberazione", capace di unire varie culture nella lotta al capitalismo a difesa del suo paese.
Il giorno 22 maggio 2013, aggravatesi le sue condizioni di salute, don Gallo muore a Genova nella sede della comunità di San Benedetto al Porto, all'età di 84 anni. È sepolto nel cimitero di Campo Ligure, paese d'origine dei suoi genitori. In occasione della messa della prima festa dell'Immacolata, don Ciotti ha intonato Bella ciao assieme al resto dei fedeli presenti in ricordo di don Gallo.
Il 18 luglio 2014 è stata intitolata a don Andrea Gallo la piazza più grande dell'area del Ghetto di Prè, racchiusa tra via Lomellini e via delle Fontane.
Nell'autunno 2019 esce per De Ferrari editore, a cura di Anna Raybaudi (storica collaboratrice del sacerdote nella Comunità di san Benedetto al Porto), il corposo e primo saggio storico a lui dedicato: "Don Gallo e l'internazionale della speranza (Documenti, epistolari e carteggi inediti raccontano don Gallo e la Comunità di san Benedetto al Porto)".