Differenze tra le versioni di "Lotte dal '78"

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Dopo la promulgazione della [[Legge 13 maggio 1978, n. 180 "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori"|Legge 180]] emergono molti nodi irrisolti della riforma. L’amministrazione cittadina non sostiene adeguatamente il percorso deistituzionale e la sostituzione del manicomio con i servizi sul territorio. In particolar modo la città pare non riuscire a recepire la riforma, manifestando sentimenti di colpevolizzazione e criminalizzazione degli ex degenti e una mentalità che pare nostalgica dell’espulsione del diverso e del malato dal contesto cittadino.
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Dopo la promulgazione della legge 180 emersero molti nodi irrisolti antecedenti alla riforma. Nodi che in parte non venivano superati nemmeno dopo l’introduzione della norma stessa. Le criticità furono numerose, anche a livello locale. Una delle ragioni alla base delle difficoltà sono riconducibili ai rapporti con una fetta dell’amministrazione cittadina che a suo tempo decise di non sostenere adeguatamente il percorso di deistituzionalizzazione attraverso la sostituzione del manicomio con i servizi sul territorio.
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Si ritiene che anche la cittadinanza fece fatica a recepire la riforma, manifestando sentimenti di colpevolizzazione e criminalizzazione degli ex degenti condita a tratti da una mentalità nostalgica che costringeva all’espulsione del diverso e del malato dal contesto sociale.
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L’amministrazione in sé incontrò molteplici difficoltà anche nel creare nuovi spazi da dedicare ai servizi di assistenza. Serviva una logistica diffusa sul territorio in grado di rispondere in maniera incisiva e concreta ai bisogni dell’utenza e questo comportò non poche difficoltà.
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Nella fattispecie una parte della cittadinanza non si rese disponibile a condividere il percorso, considerando inopportune le novità introdotte dalla riforma. Un quadro che si aggiungeva e aggravava le già precarie condizioni socio-economiche delle persone ex-internate e le difficoltà a rispondere ai bisogni primari, come ad esempio il diritto alla casa.
  
La città ha difficoltà nel creare nuovi servizi di assistenza in grado di rispondere in maniera incisiva e concreta ai bisogni dell’utenza. Vi è sordità pure verso le condizioni economiche della popolazione i cui tempi di attesa per bisogni primari come la casa sono molto lunghi. L’opinione pubblica da par suo non viene informata correttamente sui processi in atto.
 
  
  

Versione attuale delle 11:34, 27 ott 2023

Dopo la promulgazione della legge 180 emersero molti nodi irrisolti antecedenti alla riforma. Nodi che in parte non venivano superati nemmeno dopo l’introduzione della norma stessa. Le criticità furono numerose, anche a livello locale. Una delle ragioni alla base delle difficoltà sono riconducibili ai rapporti con una fetta dell’amministrazione cittadina che a suo tempo decise di non sostenere adeguatamente il percorso di deistituzionalizzazione attraverso la sostituzione del manicomio con i servizi sul territorio.

Si ritiene che anche la cittadinanza fece fatica a recepire la riforma, manifestando sentimenti di colpevolizzazione e criminalizzazione degli ex degenti condita a tratti da una mentalità nostalgica che costringeva all’espulsione del diverso e del malato dal contesto sociale.

L’amministrazione in sé incontrò molteplici difficoltà anche nel creare nuovi spazi da dedicare ai servizi di assistenza. Serviva una logistica diffusa sul territorio in grado di rispondere in maniera incisiva e concreta ai bisogni dell’utenza e questo comportò non poche difficoltà.

Nella fattispecie una parte della cittadinanza non si rese disponibile a condividere il percorso, considerando inopportune le novità introdotte dalla riforma. Un quadro che si aggiungeva e aggravava le già precarie condizioni socio-economiche delle persone ex-internate e le difficoltà a rispondere ai bisogni primari, come ad esempio il diritto alla casa.



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