Differenze tra le versioni di "Falò di San Giovanni"

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Per il 23 e 24 giugno 1979 gli operatori dei servizi psichiatrici triestini organizzano quella che viene definita l’ultima festa del manicomio, e cioè i falò di San Giovanni. La tradizione dei falò ha un radicamento molto antico nel rione di San Giovanni, quando il mar Adriatico era infestato da feroci pirati e i falò servivano a segnalarne il pericoloso arrivo. Proprio alla fine di giugno, dopo la mietitura, i pirati arrivavano e facevano razzie. Allora i fuochi si accendevano dalla punta dell’Istria fino a Trieste.
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Ogni anno, a partire dal 1979, il 23 e 24 giugno gli operatori dei servizi psichiatrici triestini organizzano quella che viene definita l’ultima festa del manicomio, e cioè i falò di San Giovanni.
  
La festa dei falò si rivela un successo con migliaia di persone che cantano e ballano attorno al fuoco. La sera di sabato partecipano allo spettacolo la banda cittadina “Giuseppe Verdi”, la compagnia teatrale guidata da Claudio Viviani, le marionette di Arrigo Serbo, il teatro di strada de “Il Cantiere”, e la musica da ballo del complesso folkloristico sloveno “Pomlad” (primavera). Domenica sera intervengono vari cantautori triestini e Gino Paoli.
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La tradizione dei falò ha un radicamento molto antico nel rione di San Giovanni, quando il mar Adriatico era infestato da feroci pirati e i falò servivano a segnalarne il pericoloso arrivo.
  
Nel volantino pubblicitario dell’evento si legge: “Questo incontro con la città, pur avendo nella nostra pratica precedenti analoghi, vuole essere non più un momento di lotta al manicomio, che almeno qui non c’è più, ma finalmente la restituzione del grande parco alla città: vuotato come lager deve ora essere luogo di servizi pubblici utili, luogo di festa e di piacere dopo essere stato il suo contrario”.
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Proprio alla fine di giugno, dopo la mietitura, i pirati arrivavano e facevano razzie. Allora i fuochi si accendevano dalla punta dell’Istria fino a Trieste.
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La festa dei falò si rivela un successo con migliaia di persone che cantano e ballano attorno al fuoco.
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La sera di sabato partecipano allo spettacolo la banda cittadina “Giuseppe Verdi”, la compagnia teatrale guidata da Claudio Viviani, le marionette di Arrigo Serbo, il teatro di strada de “Il Cantiere”, e la musica da ballo del complesso folkloristico sloveno “Pomlad” (primavera).
  
Bibliografia
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Domenica sera intervengono vari cantautori triestini e Gino Paoli.
  
Giuliano Scabia, Francesco Torchia, Antonia Koleric, Giuseppe Dell'Acqua, Just Jurkic, Nadia Kriskac, ''I falò di San Giovanni Svetoivanski Kresovi'', n/e
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Nel volantino pubblicitario dell’evento si legge: “Questo incontro con la città, pur avendo nella nostra pratica precedenti analoghi, vuole essere non più un momento di lotta al manicomio, che almeno qui non c’è più, ma finalmente la restituzione del grande parco alla città: vuotato come lager deve ora essere luogo di servizi pubblici utili, luogo di festa e di piacere dopo essere stato il suo contrario”.

Versione attuale delle 12:00, 23 ott 2023

Ogni anno, a partire dal 1979, il 23 e 24 giugno gli operatori dei servizi psichiatrici triestini organizzano quella che viene definita l’ultima festa del manicomio, e cioè i falò di San Giovanni.

La tradizione dei falò ha un radicamento molto antico nel rione di San Giovanni, quando il mar Adriatico era infestato da feroci pirati e i falò servivano a segnalarne il pericoloso arrivo.

Proprio alla fine di giugno, dopo la mietitura, i pirati arrivavano e facevano razzie. Allora i fuochi si accendevano dalla punta dell’Istria fino a Trieste.

La festa dei falò si rivela un successo con migliaia di persone che cantano e ballano attorno al fuoco.

La sera di sabato partecipano allo spettacolo la banda cittadina “Giuseppe Verdi”, la compagnia teatrale guidata da Claudio Viviani, le marionette di Arrigo Serbo, il teatro di strada de “Il Cantiere”, e la musica da ballo del complesso folkloristico sloveno “Pomlad” (primavera).

Domenica sera intervengono vari cantautori triestini e Gino Paoli.

Nel volantino pubblicitario dell’evento si legge: “Questo incontro con la città, pur avendo nella nostra pratica precedenti analoghi, vuole essere non più un momento di lotta al manicomio, che almeno qui non c’è più, ma finalmente la restituzione del grande parco alla città: vuotato come lager deve ora essere luogo di servizi pubblici utili, luogo di festa e di piacere dopo essere stato il suo contrario”.