Differenze tra le versioni di ""Matti da Slegare""

Da oltreilgiardino.
Jump to navigation Jump to search
(Creata pagina con " “Matti da slegare” è un film documentario, in bianco e nero, diretto dai registi Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli nel 1975. Il film nacq...")
 
 
Riga 1: Riga 1:
  
 
“Matti da slegare” è un film documentario, in bianco e nero, diretto dai registi Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli nel 1975. Il film nacque con l'intento di sostenere le tesi dello psichiatra Franco Basaglia sulla malattia mentale e di contribuire all'impegno politico sociale per l'eliminazione dei manicomi.  
 
“Matti da slegare” è un film documentario, in bianco e nero, diretto dai registi Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli nel 1975. Il film nacque con l'intento di sostenere le tesi dello psichiatra Franco Basaglia sulla malattia mentale e di contribuire all'impegno politico sociale per l'eliminazione dei manicomi.  
Fu girato all'interno dell'Ospedale Psichiatrico di Colorno e fu finanziato dalla famiglia Salvarani e dall'Amministrazione della Provincia di Parma. Il contenuto è rappresentato dai racconti dei malati, dalle loro storie, in particolare da quelle di Paolo, Angelo, Marco, e dalle loro esperienze di lavoro all'esterno della struttura. La sequenza finale è un ballo organizzato nell'Istituto.
+
 
Inizialmente il film-documentario fu girato in 16 mm e destinato a ospedali psichiatrici, scuole, cineclub, circoli politici e culturali. Il titolo originale era “Nessuno o tutti” (una citazione di Bertolt Brecht), durava 3 ore ed era composto di due parti: “Tre storie” e “Matti da slegare”, di 100 minuti ciascuna. Da esso fu ricavata un'edizione in 35 mm, di due ore e un quarto, con il titolo della seconda parte. Il film si ispira al modello del “cinema verità”. I protagonisti raccontano le proprie storie davanti alla macchina da presa.
+
Fu girato all'interno dell'Ospedale Psichiatrico di Colorno e fu finanziato dalla famiglia Salvarani e dall'Amministrazione della Provincia di Parma. Il contenuto è rappresentato dai racconti dei malati, dalle loro storie, in particolare da quelle di Paolo, Angelo, Marco, e dalle loro esperienze di lavoro all'esterno della struttura. La sequenza finale è un ballo organizzato all’interno dell'Istituto.
 +
 
 +
Inizialmente il film-documentario venne girato in 16 mm e destinato agli ospedali psichiatrici, scuole, cineclub, circoli politici e culturali. Il titolo originale era “Nessuno o tutti” (una citazione di Bertolt Brecht), durava 3 ore ed era composto di due parti: “Tre storie” e “Matti da slegare”, di 100 minuti ciascuna. Da esso fu ricavata un'edizione in 35 mm, di due ore e un quarto, con il titolo della seconda parte. Il film si ispira al modello del “cinema verità”. I protagonisti raccontano le proprie storie di vita davanti alla macchina da presa e gli autori sono presenti come "... mediatori non invadenti anche se partecipi" del discorso.

Versione attuale delle 10:23, 23 ott 2023

“Matti da slegare” è un film documentario, in bianco e nero, diretto dai registi Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli nel 1975. Il film nacque con l'intento di sostenere le tesi dello psichiatra Franco Basaglia sulla malattia mentale e di contribuire all'impegno politico sociale per l'eliminazione dei manicomi.

Fu girato all'interno dell'Ospedale Psichiatrico di Colorno e fu finanziato dalla famiglia Salvarani e dall'Amministrazione della Provincia di Parma. Il contenuto è rappresentato dai racconti dei malati, dalle loro storie, in particolare da quelle di Paolo, Angelo, Marco, e dalle loro esperienze di lavoro all'esterno della struttura. La sequenza finale è un ballo organizzato all’interno dell'Istituto.

Inizialmente il film-documentario venne girato in 16 mm e destinato agli ospedali psichiatrici, scuole, cineclub, circoli politici e culturali. Il titolo originale era “Nessuno o tutti” (una citazione di Bertolt Brecht), durava 3 ore ed era composto di due parti: “Tre storie” e “Matti da slegare”, di 100 minuti ciascuna. Da esso fu ricavata un'edizione in 35 mm, di due ore e un quarto, con il titolo della seconda parte. Il film si ispira al modello del “cinema verità”. I protagonisti raccontano le proprie storie di vita davanti alla macchina da presa e gli autori sono presenti come "... mediatori non invadenti anche se partecipi" del discorso.