Differenze tra le versioni di "Goletta Il Califfo, Progetto Zig-Zag"

Da oltreilgiardino.
Jump to navigation Jump to search
(Creata pagina con "Califfo è il nome della barca a vela che i servizi triestini di salute mentale sono riusciti ad acquistare nel 1984. Il prezzo della barca era alto, circa 50 milioni di lire,...")
 
 
(Una versione intermedia di un altro utente non mostrate)
Riga 1: Riga 1:
Califfo è il nome della barca a vela che i servizi triestini di salute mentale sono riusciti ad acquistare nel 1984. Il prezzo della barca era alto, circa 50 milioni di lire, il che impose ai titolari del progetto di ricercare degli sponsor, tra cui il maggiore risultava quello offerto dalla cooperativa “Il Posto delle Fragole”. Nel progetto venne coinvolto anche il velista triestino Mauro Pelaschier, noto per aver disputato la prestigiosa America’s Cup.  
+
Califfo è il nome della barca a vela che i servizi triestini di salute mentale sono riusciti ad acquistare nel 1984. L’esborso per effettuare l’acquisto della barca era abbastanza alto, circa 50 milioni di lire, il che impose ai titolari del progetto di cercare degli sponsor. Lo sponsor che contribuì maggiormente alla realizzazione del progetto fu la cooperativa “Il Posto delle Fragole”. Nel progetto venne coinvolto anche l’esperto velista triestino Mauro Pelaschier, noto per aver disputato la prestigiosa America’s Cup.  
L’esperienza della barca a vela risultò essere piacevole e formativa per i partecipanti, per la forza che può dare, per i vincoli di disciplina e di autodisciplina, per la responsabilità che ci si assume e si deve insegnare a condividere.  
+
 
“Neanche per precisare che non si tratta di una nuova terapia, ma piuttosto di costruire momenti, occasioni di benessere. Allargare l'ambiente delle persone, ed allargandolo abbracciare nuove fette di società, altri uomini. Provocare, vivere, inattesi incontri tra il "sano" ed il "malato". Raggiungere territori abbandonati, dimenticati: quelli di chi sta bene.” (Maurizio Costantino, Trieste, 1990. Il progetto Zig Zag)
+
L’esperienza della barca a vela oltre ad essere di per sé piacevole, risulta anche formativa per i partecipanti. Le persone che vi hanno partecipato ne riconoscono l’importanza non solo per le componenti estetiche, ma anche per i vincoli di disciplina e di autodisciplina che ne conseguono, per la responsabilità che ci si deve assumere, nonché la possibilità di apprendere la capacità di condividere spazi, luoghi, momenti e obiettivi condivisione.
Il mare richiama un senso di libertà che a molti era precluso da anni, c’è chi faceva il bagno e non lo faceva da tempo. La barca a vela dischiudeva un orizzonte, quello sul mare aperto ma anche quello delle onde che s'infrangono sugli scogli della riva o quello sui porticcioli d’approdo, che rivela l’importanza delle esperienze all’aperto e al contatto con la natura anche per chi soffre di disturbi psichici.  
+
 
“Occorre stare attenti agli scogli che si celano sotto il pelo dell'acqua o che rendono molto stretto l'ingresso, e seguire le indicazioni delle boe e della carta nautica che il mio compagno tiene sulle ginocchia. Mentre un altro a prua scruta il mare dinanzi a sé.”
+
“Non si tratta di una nuova terapia, ma piuttosto di costruire momenti, occasioni di benessere. Allargare l'ambiente delle persone, ed allargandolo abbracciare nuove fette di società, altri uomini. Provocare, vivere, inattesi incontri tra il "sano" ed il "malato". Raggiungere territori abbandonati, dimenticati: quelli di chi sta bene.” (Maurizio Costantino, Trieste, 1990. Il progetto Zig Zag)
 +
 
 +
Secondo una delle voci dei protagonisti del percorso: “Il mare richiama un senso di libertà che a molti era precluso da anni, c’erano persone che non andavano al mare da tempo e si buttavano in acqua per fare, dopo tanto tempo, il bagno in mare. La barca a vela dischiude un orizzonte, quello sul mare aperto ma anche quello delle onde che s'infrangono sugli scogli della riva o quello sui porticcioli d’approdo, che rivela l’importanza delle esperienze all’aperto e al contatto con la natura anche per chi soffre di disturbi psichici” (...) “Occorre stare attenti agli scogli che si celano sotto il pelo dell'acqua o che rendono molto stretto l'ingresso, e seguire le indicazioni delle boe e della carta nautica che il mio compagno tiene sulle ginocchia. Mentre un altro a prua scruta il mare dinanzi a sé.”

Versione attuale delle 10:06, 23 ott 2023

Califfo è il nome della barca a vela che i servizi triestini di salute mentale sono riusciti ad acquistare nel 1984. L’esborso per effettuare l’acquisto della barca era abbastanza alto, circa 50 milioni di lire, il che impose ai titolari del progetto di cercare degli sponsor. Lo sponsor che contribuì maggiormente alla realizzazione del progetto fu la cooperativa “Il Posto delle Fragole”. Nel progetto venne coinvolto anche l’esperto velista triestino Mauro Pelaschier, noto per aver disputato la prestigiosa America’s Cup.

L’esperienza della barca a vela oltre ad essere di per sé piacevole, risulta anche formativa per i partecipanti. Le persone che vi hanno partecipato ne riconoscono l’importanza non solo per le componenti estetiche, ma anche per i vincoli di disciplina e di autodisciplina che ne conseguono, per la responsabilità che ci si deve assumere, nonché la possibilità di apprendere la capacità di condividere spazi, luoghi, momenti e obiettivi condivisione.

“Non si tratta di una nuova terapia, ma piuttosto di costruire momenti, occasioni di benessere. Allargare l'ambiente delle persone, ed allargandolo abbracciare nuove fette di società, altri uomini. Provocare, vivere, inattesi incontri tra il "sano" ed il "malato". Raggiungere territori abbandonati, dimenticati: quelli di chi sta bene.” (Maurizio Costantino, Trieste, 1990. Il progetto Zig Zag)

Secondo una delle voci dei protagonisti del percorso: “Il mare richiama un senso di libertà che a molti era precluso da anni, c’erano persone che non andavano al mare da tempo e si buttavano in acqua per fare, dopo tanto tempo, il bagno in mare. La barca a vela dischiude un orizzonte, quello sul mare aperto ma anche quello delle onde che s'infrangono sugli scogli della riva o quello sui porticcioli d’approdo, che rivela l’importanza delle esperienze all’aperto e al contatto con la natura anche per chi soffre di disturbi psichici” (...) “Occorre stare attenti agli scogli che si celano sotto il pelo dell'acqua o che rendono molto stretto l'ingresso, e seguire le indicazioni delle boe e della carta nautica che il mio compagno tiene sulle ginocchia. Mentre un altro a prua scruta il mare dinanzi a sé.”