Differenze tra le versioni di "Cooperazione internazionale"

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L’iniziativa dell’[[equipe basagliana]] a Trieste si propone da subito come esperienza di riferimento nello scenario pubblico, non solo a livello locale e italiano ma anche internazionale, in quanto per la prima volta afferma una necessità di superare integralmente l’Ospedale Psichiatrico e a costituire sistemi integrati di cura nel territorio.
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A partire dagli anni ‘70 l’iniziativa dell’équipe di Franco Basaglia a Trieste si impone nello scenario pubblico non solo a livello locale e italiano ma anche internazionale, in quanto per la prima volta afferma una necessità di superare integralmente l’Ospedale Psichiatrico e a costituire sistemi integrati di cura nel territorio.
  
Negli anni Settanta, in particolar modo, la cooperazione si sviluppa con Germania, Francia, Belgio, Spagna, Finlandia. La cooperazione si amplia poi anche all’America Latina. L’esperienza triestina, assieme a quella di città come Londra e Lille, viene indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come area di riferimento per lo studio dei servizi di salute mentale e, dal 1986, il [[Dipartimento di Salute Mentale di Trieste]] è riconosciuto quale [[Centro Collaboratore dell’OMS]] di Copenaghen per le attività di ricerca e formazione, per guidare i Paesi nei percorsi di [[deistituzionalizzazione]], per promuovere un approccio moderno allo sviluppo della salute mentale attraverso reti internazionali basate sui [[diritti umani]] e sulle buone pratiche orientate alla [[recovery]], come pure per individuare gli interventi per una migliore integrazione dei Servizi di Salute Mentale con le cure primarie e sul territorio.
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Negli anni Settanta in particolar modo la cooperazione si sviluppa con Germania, Francia, Belgio, Spagna, Finlandia. La cooperazione si amplia poi anche all’America Latina. A metà degli anni ‘90 l’OMS organizza a Caracas una conferenza per la chiusura di tutti gli OP nei Paesi latinoamericani. Il dott. Rotelli si impegna soprattutto per il Brasile, l’Argentina, s. Domingo. Nello stesso periodo il Ministero italiano degli Esteri finanzia un rapporto di cooperazione con l’Argentina.
  
Tra gli altri, un momento di affermazione di Trieste come esperienza riconosciuta a livello internazionale ha coinciso con il progetto europeo di chiusura del manicomio di [[Leros]] in Grecia - che ha poi portato a interventi istituzionali in Paesi dell’ex-Jugoslavia nel periodo post bellico, ad esempio a Pristina in Kosovo e a Valona in Albania. Nel 1988, lo scandalo di Leros ha portato alla luce il lager psichiatrico sulla piccola isola del Dodecaneso in cui erano internate millecinquecento persone, oltre a un centinaio di bambini, ammassati nelle vecchie caserme della Marina Militare italiana. Il lungo lavoro di un’equipe composta da molteplici figure e grande umanità porta nei primi anni Novanta alla chiusura dei padiglioni più complessi, ma mai alla chiusura definitiva dell’Ospedale.
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L’esperienza triestina, assieme a quella di città come Londra e Lille, viene indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come area di riferimento per lo studio dei servizi di salute mentale e, dal 1987, il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste è riconosciuto quale Centro Collaboratore dell'OMS per le attività di ricerca e formazione per guidare i Paesi nei percorsi di deistituzionalizzazione, per promuovere un approccio moderno allo sviluppo della salute mentale attraverso reti internazionali basate sui diritti umani e sulle buone pratiche orientate alla Recovery, come pure per individuare gli interventi per una migliore integrazione dei Servizi di Salute Mentale con le cure primarie e sul territorio.
  
«Bisogna entrare ovunque, riparlare di tutto: dalla Grecia all’Inghilterra. Intervenire come cittadini dell’Europa a Leros e decidere che Europa vogliamo: mai più un lager. Ancora una volta, non poter dire che non si sapeva» (“Lettera per Leros”, 1992, scritta da Franco Rotelli e firmata anche da Augusto Pirella e Mario Tommasini).
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Negli anni 1990-93 l’UE finanzia l’intervento a Leros, a cui partecipano anche i servizi di Maastricht. Nel 1988 lo scandalo di Leros porta alla luce il lager psichiatrico sulla piccola isola del Dodecaneso in cui sono internate mille e cinquecento persone, oltre a un centinaio di bambini, ammassati nelle vecchie caserme della Marina Militare italiana. Il lungo lavoro di un’équipe composta da molteplici figure e grande umanità porta nei primi anni Novanta alla chiusura dei padiglioni più complessi, ma mai alla chiusura definitiva dell’Ospedale.
  
A metà degli anni Novanta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) organizza a Caracas una conferenza per la chiusura di tutti gli Ospedali Psichiatrici nei paesi latinoamericani. In quegli anni il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste si impegna soprattutto in Brasile, Argentina e nella Repubblica Dominicana, accompagnando grandi sperimentazioni e, nel caso dominicano, la chiusura dell’ospedale psichiatrico del Paese.
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“Bisogna entrare ovunque, riparlare di tutto: dalla Grecia all’Inghilterra. Intervenire come cittadini dell’Europa a Leros e decidere che Europa vogliamo: mai più un lager. Ancora una volta, non poter dire che non si sapeva” (“Lettera per Leros”, 1992, scritta da Franco Rotelli e firmata anche da Agostino Pirella e Mario Tommasini).
  
Oggi i circuiti della salute mentale di Trieste sono attraversati  da delegazioni istituzionali, organizzazioni non governative, associazioni e cittadini come punto di riferimento per chiunque intenda operare per la salute mentale e nelle comunità. Dal 2012 al 2020 hanno visitato il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste 4650 persone provenienti dall’Italia e da 44 paesi del resto del mondo: Albania, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bosnia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Croazia, Danimarca, Ecuador, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giordania, Giappone, Grecia, India, Kurdistan, Iran, Malesia, Malta, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Palestina, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sud Corea, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, USA.
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Oggi i circuiti della salute mentale di Trieste sono attraversati da delegazioni istituzionali, organizzazioni non governative, associazioni e cittadini come punto di riferimento per chiunque intenda operare per la salute mentale e nelle comunità. Dal 2012 al 2020 hanno visitato il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste 4650 persone provenienti dall’Italia e da 44 paesi del resto del mondo: Albania, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bosnia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Croazia, Danimarca, Ecuador, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giordania, Giappone, Grecia, India, Kurdistan, Iran, Malesia, Malta, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Palestina, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sud Corea, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, USA.

Versione attuale delle 10:20, 25 ott 2023

A partire dagli anni ‘70 l’iniziativa dell’équipe di Franco Basaglia a Trieste si impone nello scenario pubblico non solo a livello locale e italiano ma anche internazionale, in quanto per la prima volta afferma una necessità di superare integralmente l’Ospedale Psichiatrico e a costituire sistemi integrati di cura nel territorio.

Negli anni Settanta in particolar modo la cooperazione si sviluppa con Germania, Francia, Belgio, Spagna, Finlandia. La cooperazione si amplia poi anche all’America Latina. A metà degli anni ‘90 l’OMS organizza a Caracas una conferenza per la chiusura di tutti gli OP nei Paesi latinoamericani. Il dott. Rotelli si impegna soprattutto per il Brasile, l’Argentina, s. Domingo. Nello stesso periodo il Ministero italiano degli Esteri finanzia un rapporto di cooperazione con l’Argentina.

L’esperienza triestina, assieme a quella di città come Londra e Lille, viene indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come area di riferimento per lo studio dei servizi di salute mentale e, dal 1987, il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste è riconosciuto quale Centro Collaboratore dell'OMS per le attività di ricerca e formazione per guidare i Paesi nei percorsi di deistituzionalizzazione, per promuovere un approccio moderno allo sviluppo della salute mentale attraverso reti internazionali basate sui diritti umani e sulle buone pratiche orientate alla Recovery, come pure per individuare gli interventi per una migliore integrazione dei Servizi di Salute Mentale con le cure primarie e sul territorio.

Negli anni 1990-93 l’UE finanzia l’intervento a Leros, a cui partecipano anche i servizi di Maastricht. Nel 1988 lo scandalo di Leros porta alla luce il lager psichiatrico sulla piccola isola del Dodecaneso in cui sono internate mille e cinquecento persone, oltre a un centinaio di bambini, ammassati nelle vecchie caserme della Marina Militare italiana. Il lungo lavoro di un’équipe composta da molteplici figure e grande umanità porta nei primi anni Novanta alla chiusura dei padiglioni più complessi, ma mai alla chiusura definitiva dell’Ospedale.

“Bisogna entrare ovunque, riparlare di tutto: dalla Grecia all’Inghilterra. Intervenire come cittadini dell’Europa a Leros e decidere che Europa vogliamo: mai più un lager. Ancora una volta, non poter dire che non si sapeva” (“Lettera per Leros”, 1992, scritta da Franco Rotelli e firmata anche da Agostino Pirella e Mario Tommasini).

Oggi i circuiti della salute mentale di Trieste sono attraversati da delegazioni istituzionali, organizzazioni non governative, associazioni e cittadini come punto di riferimento per chiunque intenda operare per la salute mentale e nelle comunità. Dal 2012 al 2020 hanno visitato il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste 4650 persone provenienti dall’Italia e da 44 paesi del resto del mondo: Albania, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bosnia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Croazia, Danimarca, Ecuador, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giordania, Giappone, Grecia, India, Kurdistan, Iran, Malesia, Malta, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Palestina, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sud Corea, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, USA.