Differenze tra le versioni di "Centro di Salute Mentale di via Gambini"

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Il Centro di Salute Mentale Gambini si trova in via Gambini, 8 a Trieste in una palazzina a due piani di 600 m2.
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Aperto nel 1976 dalle équipe guidate da Mario Reali, attualmente svolge il servizio di sola ricezione diurna.
 
Serve il territorio del Distretto Sanitario n. 4 (Trieste Città Nord) e comprende le circoscrizioni di  Barriera Vecchia, Chiadino, Rozzol, San Giovanni. Si è caratterizzato dalla fine degli anni Novanta per essere diventato il centro di salute mentale di riferimento della Clinica Psichiatrica Universitaria (CPU) competente per la circoscrizione di San Giovanni. A seguito della riorganizzazione dipartimentale del 2008 tale riferimento è cessato.
 
Oltre i 2/3 dell'utenza complessiva presenta un disturbo mentale severo, tra cui disturbi psicotici, disturbi del tono dell'umore e disturbi di personalità.
 
Il Centro di Salute Mentale di via Gambini avvia anche percorsi di formazione ed inserimento lavorativo. Sostiene i propri utenti con gruppi - appartamento, comunità terapeutiche di transizione e gruppi di convivenza. Collabora al progetto Stella Polare, un programma di interventi in favore di donne straniere soggette a violenza e sfruttamento sessuale, predisposto con la finalità di affrancare le prostitute extracomunitarie da qualsiasi coercizione. Il Centro di Salute Mentale, nei confronti delle donne inserite nel progetto, svolge principalmente attività di supporto nell'accesso ai servizi sanitari e sociali presenti sul territorio e si predispone alla realizzazione di percorsi individualizzati per la formazione, l'orientamento e il progressivo inserimento lavorativo, utilizzando borse di formazione/lavoro messe a disposizione dal Dipartimento di Salute Mentale (3 all’anno) e dal Comune di Trieste. Lo scorso anno nell’ambito del progetto Stella Polare sono state avviate a percorsi di qualificazione e riqualificazione professionale 5 ragazze, 1 delle quali è stata successivamente assunta.
 
Nel 2000 è stato fondato il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus, ente attuatore del progetto regionale contro la tratta per l’integrazione sociale e l’inserimento socio-lavorativo delle donne CIS e delle donne transessuali vittime di tratta e sfruttamento.
 
Le fondatrici del comitato, Carla Corso e Pia Covre, hanno realizzato un progetto di accoglienza a Trieste per offrire uno strumento concreto alla lotta contro il fenomeno della tratta degli esseri umani e, nello specifico, contro lo sfruttamento sessuale e lavorativo a Trieste. Dal 2006 il progetto di accoglienza di persone vittime di tratta ha assunto un carattere regionale e dal 2007 è formalmente riconosciuto come il "Friuli Venezia Giulia in rete contro la tratta” promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con altri due partner, Caritas Diocesana di Udine e la coop soc. Nuovi Vicini di Pordenone. Il progetto è co-finanziato dall'ASUGI e dal Comune di Trieste. L'ASUGI mette a disposizione la sede operativa dell'associazione e una struttura protetta oltre ai percorsi di salute a cui hanno accesso i beneficiari e le beneficiarie del programma unico di emersione, assistenza e inclusione sociale. Sono stati attivati numerosi percorsi di borsa formazione lavoro finalizzati alla realizzazione dell'autonomia professionale delle ospiti. Per diversi anni, il Dipartimento di Salute Mentale ha messo a disposizione un mezzo e delle operatrici per l'unità di contatto con le sex worker presenti nel centro cittadino. Oltre ai beneficiari del programma, afferiscono allo sportello del progetto Linda Occhio Bello, finanziato dalla Regione FVG, donne cis e transgender migranti in stato di bisogno specialmente per i percorsi sanitari e per le questioni afferenti alla loro posizione legale e sanitaria in Italia. Nei 22 anni di collaborazione con l'ASUGI il progetto ha sempre attivato i servizi del Dipartimento di Salute Mentale  per situazioni di disagio di natura psichica individuate tra le beneficiari.
 
Il 4% delle persone in contatto con il Centro di Salute Mentale proviene da paesi extracomunitari (35 persone). Questo dato svela la difficoltà ad affrontare il disagio psichico all’interno del disagio da sradicamento dal proprio ambiente geografico e culturale nonostante la presenza di mediatori linguistici e la conoscenza della lingua italiana. A partire da questi elementi e con il fine di costruire insieme pratiche accettabili in culture diverse il Centro di Salute Mentale di via Gambini ha iniziato a collaborare al progetto Disagio Invisibile: Nuovi Approcci alla Salute degli Immigrati, con il Centro Italiano di Solidarietà.
 

Versione delle 09:41, 15 set 2022